La Filanda

I viaggi degli escursionisti
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L’ATTESA – DI MANUELA

C’è qualcosa di più penoso del dolore. Ed è il presagio del dolore, come di un pericolo imminente. Quando questo giunge alla coscienza assieme alla consapevolezza della sua ineluttabilità. Fra l’attesa e l’avverarsi della circostanza, che quel dolore lo renderà concreto, c’è un limbo che assomiglia alla fine della notte. Un’angoscia sospesa che non ha contorni certi, alla quale non si può attribuire una fisionomia, necessaria a darci un appiglio, forse, come un’arma contro il nemico. Per placare l’ansia assecondo il mio presagio, dandogli la forma più plausibile. Immagino.

Sono le tre e non sei ancora tornata. Ne so abbastanza per non illudermi. Ma tutto il resto mi sfugge, della tua assenza. E di te. Tutto è nebuloso, tranne il mio presentimento e la mia motivata gelosia.

Sento la macchina che entra nel parcheggio, il rumore della ghiaia, poi quello delle chiavi nella serratura. La porta che si apre. E tu sei in questa stanza una presenza cupa e vera, fatta di parole imbarazzate, di sguardi all’orologio, di discorsi inframmezzati dalle lacrime. Una storia prende corpo, come un reato al quale si può dare una definizione giuridica.

Allora io torno me stesso. Senza armi, tranne la voglia di sapere, determinata, acuta come un punteruolo. Le domande mi escono dalla bocca incalzanti, accompagnate da gravi parole. Frasi che non tornano indietro, che non ho paura di pronunciare. Che fanno brandelli, senza ricucire. Che sovrastano le tue, deboli e incerte. Per la prima volta non ti temo, né temo di pentirmi, in seguito. Sono una barca senza remi che va dritta verso il largo.

Quanta notte deve ancora passare prima che il presagio si avveri. Non avrei mai pensato di contare i minuti che mi separano da un incubo.

Apro la finestra. Intorno, la notte fragrante non ha ancora perso la sua identità. Poi, al profumo seguirà l’assenza del profumo, e la notte cederà all’alba sbiadita. Ecco, come previsto, il tuo arrivo colpevole. L’ora della nostra battaglia. Delle recriminazioni urlate, dei gesti violenti, dell’ultima tenerezza inspiegabile solo a chi non c’è passato. Infine, la porta sbattuta.

E allora, il nuovo giorno prenderà il via, per me e per te, oltre quella porta chiusa.

Manuela