Giordania
Non mi aspettavo questo dalla Giordania, da un paese che credevo schiacciato dalla storia e dalle sfortune dei suoi ingombranti vicini.
Un paese in apparenza bianco, polveroso, in sonno.
Invece la Giordania ha un suo filo che la tiene insieme, un filo fatto di colori e da migliaia di anni di storia, in un corto circuito che vede eventi e popoli rincorrersi e scambiarsi di posto; un filo ancora vivo, colori ancora cangianti Un filo che corre da Nord a Sud, che parte dal basalto nero delle colonne del decumano di Gadara (adesso Um Quais), fiorente città della decapali Romana, dove Gesù predicava, e scacciava i demoni, in vista di quel lago di Tiberiade e di quelle alture del Golan, che oggi, scrutate dallo stesso decumano, sono l’oggetto dello sguardo del rimpianto della diaspora palestinese.
Il filo passa poi all’ambrato abbagliante del foro Ellittico di Gerasa, imponente città imperiale, ora taglio fra le due parti dell’odierna Jarash, e arriva ai mille colori della Petra dei Nabatei, delle sue tombe millenarie, che si rivelano agli occhi del visitatore attraverso la frattura del Siq, che conduce al tesoro lungo un percorso, oggi come allora, pieno delle promesse di quello che sarà alla fine della gola, quando davanti agli occhi si spalancherà il Tesoro, l’ultima dimora del re nabateo Aretas III.
Paesaggi e i colori bruciati dal sole portano al Monte Nebo da cui Mosè poté solo guardare da lontano, la Terra Promessa, come fanno oggi i palestinesi
Un corto circuito della Storia in una terra che sembra solo un pugno di sabbia del deserto, con qualche macchia di blu dei suoi poveri fiumi de del verde che sfolgora intorno; invece ha visto davvero il crescere e l’affermarsi di civiltà millenarie, lungo la via dei Re, fino al deserto colorato del Wadi Rum, rosso nelle alture e giallo nella sabbia, luogo delle gesta di Lawrence d’Arabia.
In questo paesaggio pieno di deserto, con macchie di verde dei campi e degli olivi è facile immergersi nella storia dei grandi re, dei profeti, delle città che appaiono imponenti alle carovane che arrivano da lontano, fino davanti alle fortezze dei crociati e quelle del feroce Saladino.
Sulle sponde salate del Mar Morto, la leggenda indica ancora, in alto, la statua di sale di Sara, ricordo della rovina di Sodoma e Gomorra , mentre, oltre le acque del Mare Morto, oltre Gerico, oltre le colline lontane, si immaginano le luci di Gerusalemme, non lontana ma irraggiungibile.
Una vicinanza ed una distanza che riportano al presente di questo paese, più deserto che terra, così vicino alla nostra storia, così lontano dal suo destino di terra promessa e di pace
Antonio