Ci sono stati e ci sono ancora tanti momenti di sconforto in questo lungo periodo di pandemia.
C’è la delusione per non poter fare le programmazioni che facevamo sempre, i progetti con i musei, le gite al mare, le visite guidate, le esplorazioni urbane e le immersioni nella natura con gli esperti di Villa Ghigi o gli esterni delle Associazione Percorsi di Pace. Insomma, ci manca l’utilizzo delle aule didattiche decentrate con cui fare esperienze significative come base da cui partire per costruire la nostra programmazione annuale. Ci manca la presenza dei genitori all’interno della scuola, sia come quotidiano che come partecipazione attiva nei progetti della programmazione stessa che noi pensiamo.
Il fatto che quest’anno non possano entrare nell’edificio scolastico è stato di aiuto ai bambini nel momento del distacco e non abbiamo più avuto “momenti struggenti” con la mamma che non riesce ad andarsene serenamente, ma nello stesso momento il fatto che i genitori dei nuovi iscritti non vedano fisicamente come siamo strutturati all’interno e come si svolgano le routines quotidiane con i propri occhi, ha creato a volte momenti di diffidenza che dobbiamo accompagnare con tanti sforzi per far capire l’impegno e la professionalità che impieghiamo quotidianamente. In poche parole si fatica molto di più per creare fiducia reciproca fra di noi.
La paura principale è che la scuola possa chiudere da un momento all’altro e di passare alla DAD prevista che non funziona tanto con i bimbi più piccoli, e non sostituisce certo la vita di relazione stretta con i compagni di scuola, che abbiamo visto mancare profondamente nei passati mesi di Lock-Down.
Nella riapertura a Settembre non ci hanno dato particolari aiuti, anzi…Siamo tuttora sotto organico con il personale ATA, il mobilio era insufficiente e il necessario è arrivato dopo molti mesi. Abbiamo cominciato la scuola facendo doppi turni di lavoro perché le insegnanti dal Ministero non arrivavano, con un continuo rimbalzarsi la responsabilità. Le leggi e i protocolli non sono chiari, non ci sono coperture per le insegnanti che debbono lavorare e al contempo stare a casa con i figli in DAD quando gli altri ordini di scuola sono chiusi come in questo momento. Ci troviamo a doverci districare in questioni burocratiche che spetterebbero ad altri e arranchiamo ogni giorno.
Le strategie che abbiamo messo in atto sono state quelle di riprogettare il nostro lavoro in sinergia tra le due Scuole dell’Infanzia del nostro Istituto come mai prime era avvenuto e trascinare nella riflessione anche gli altri ordini di scuola ( Primaria e Media) in un lavoro progettuale che abbiamo fatto in Luglio dal titolo: “Le nostre Radici mettono le Ali”.
Vogliamo caratterizzarci sempre più in Scuola all’Aperto e stiamo molto tempo all’aria aperta, in giardino e in natura, per vivere momenti che ci liberino momentaneamente dalle restrizioni e dalle regole rigide di pulizia e disinfezione che dobbiamo osservare: cerchiamo di poter lavorare comunque al meglio e far vivere apprendimenti e gioco ai bambini sia dentro che fuori.
Ci è sempre stato chiaro che Scuola Fuori è meglio, e a maggior ragione oggi risulta evidente a tutti. I parchi cittadini e il bosco sono stati rivalutato dalle persone, la frequenza è aumentata esponenzialmente e questo è un bene secondo noi.
L’Outdoor education la pratichiamo da anni in vari modi: abbiamo fatto un triennio di formazione di Istituto e stiamo lavorando per portare avanti l’innovazione educativa anche dopo il periodo emergenziale.
Si tratta di un cambiamento di prospettiva lungo che richiede finanziamenti e risorse umane supplementari e che per ora sembra difficile poter ricevere, ma ciò non toglie il nostro impegno nel continuare nella direzione che ci piace.
Il 30 Gennaio 2021 siamo riuscite a concludere il progetto di riqualificazione dei giardini scolastici denominato” il Giardino fantastico dei desideri” che ha visto i genitori lavorare in squadra per collocare e costruire gli arredi naturali del giardino, piantare siepi, pulire e realizzare ragnatele di corde con grande soddisfazione, pur non potendo partecipare nella modalità collettiva di festa prevista inizialmente con i bambini, per non creare assembramento.
Il peggio che abbiamo visto emergere è l’invidia tra le persone, le incomprensioni, il puntare il dito per giudicare senza contestualizzare le situazioni e le motivazioni. Sembra sia persa la ragione e si accetta acriticamente qualsiasi decisione imposta.
Il meglio: la ricerca di risorse interne e personali, l’uso della creatività e fantasia per fronteggiare le situazioni, per costruirsi le occasioni e ripensare la quotidianità, cogliendo l’opportunità di uscire da cose già viste e immaginarsene di nuove.
Cosa ho notato nella scuola…nei bambini c’è e c’è sempre stata la voglia di stare insieme e di stare a scuola. Poi si confermano cose già notate in precedenza e cioè la difficoltà delle relazioni umane, nel rapporto fra colleghe e con i genitori. Equilibri fragili, relazioni che hanno bisogno di cura, di tempo, di confronto. il Covid ammazza le relazioni, amplifica la diffidenza, è il contrario di quello che abbiamo sempre voluto insegnare e praticare.
Meet e le riunioni sulle piattaforme internet hanno aiutato il mondo del lavoro nel risparmi di tempo, dei consumi, dell’inquinamento, ma hanno peggiorato esponenzialmente le relazioni.
Cosa ho imparato? La resilienza, il ripensare l’intervento educativo con le risorse e la situazione data. Ho imparato a vivere di più l’esterno e l’interno e a vederlo con occhi diversi.