Come hai vissuto e come stai vivendo il tuo lavoro di insegnante in questa situazione di pandemia?
Ci sono paure, timori, soddisfazioni, delusioni di cui ci vuoi parlare?
Sicuramente la grande paura nel vivere la scuola aperta con bambini che non portano nessun tipo di protezione, è legata al concetto di sicurezza propria e degli altri (sia bambini che adulti che li accompagnano); la scuola dell’infanzia è una scuola fatta di vicinanza, contatto e momenti di maternage ed è difficile non concederli ai bambini soprattutto quando verbalmente o con messaggi del corpo te li richiedono; quindi si alternano momenti in cui si ricorda ai bambini di non avere tra di loro effusioni troppo intime o baci, che potrebbero essere pericolosi, a momenti in cui il distanziamento tra adulto e bambino viene azzerato ( è difficile mantenere una coerenza educativa).
Una grande soddisfazione è la consapevolezza che alcuni bambini hanno del problema epidemiologico, della presenza di un “virus verde cattivo” , coscienza che si affianca alla leggerezza con cui vivono le relazioni affettive e di gioco soprattutto con gli amici; inoltre da sottolineare la grande resilienza che hanno avuto nell’adattarsi a tutti cambiamenti imposti dai protocolli ,partendo dalla vita in bolle alla capacità di gestirsi in autonomia le restrizioni legate per esempio all’abbigliamento doppio (di scuola e di casa).
Hai avuto aiuti dall’apparato istituzionale della scuola? E hai trovato ostacoli?
Gli aiuti che l’Istituzione ci ha dotato sono legati ai protocolli che ci ha fornito, e a tutti i sistemi di protezione individuale a nostra disposizione; interessante è stata l’offerta di partecipare a corsi informativi prima della riapertura a settembre ma anche l’organizzazione di corsi di formazione, a scelta individuale, che focalizzavano come obbiettivi proprio l’impatto emotivo di questa pandemia per i bambini e per gli insegnanti.
Quali strategie e modalità di lavoro hai messo in atto? Quali tra queste hanno avuto un’elaborazione collegiale e come?
Le strategie pensate a inizio anno sono state centrate sull’organizzazione della giornata scolastica il più possibile fuori, in spazi del giardino dedicati ad ogni singola sezione, cercando di far ritrovare ai bimbi una possibile continuità con le routine che avevano acquisito l’anno scorso: con l’arrivo delle temperature più rigide abbiamo cercato io e la mia collega in accordo con la collaboratrice una modalità che permettesse ai bimbi di giocare dentro alla scuola in maniera più distanziata possibile, non aprendo alcuni angoli di gioco, perché non idonei, e garantendo negli altri spazi una rotazione settimanale dei materiali che garantisse la loro pulizia e sanificazione o decontaminazione.
La suddivisione in bolle dentro alla scuola ha implementato la differenza di scelte tra le insegnanti delle sezioni, sono emerse importanti difformità di pensiero tra le insegnanti della scuola ed è tuttora faticoso mantenere una idea di una scuola condivisa.
Quali sono stati il meglio e il peggio che hai visto emergere?
Il meglio che in questo periodo di riapertura si è evidenziato è stato la riorganizzazione di spazi anche se abbiamo dovuto fare scelte di non utilizzare alcuni spazi della scuola e l’offerta dei giochi è stata ristretta; aspetti negativi invece sono stati una fase di accoglienza divisa per i bimbi della scuola con modalità diverse, la collegialità “fredda” fatta in remoto e come già sottolineato la fatica a stare dentro a scelte di scuola condivise per alcune colleghe.
Che cosa hai notato in questa situazione e che non avevi notato prima (nella scuola, negli alunni, nei colleghi)?
In questa situazione si sono accentuate le diversità di pensiero tra colleghe delle diverse sezioni, la grande capacità di adattamento dei bambini a situazioni, spazi e tempi nuovi.
C’è qualcosa che hai imparato e che secondo te potrebbe essere mantenuto nella normalità?
Non so.