La Filanda

Nonviolenza
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A PROPOSITO DI ARMI E SPESA MILITARE

 

 

Negli ultimi dieci anni il finanziamento pubblico al Servizio sanitario nazionale è stato tagliato di oltre 37 miliardi, mentre nello stesso periodo la spesa pubblica militare è schizzata a 25 e passa miliardi annui con un aumento di oltre il 20%

E oggi si prospetta una ulteriore crescita delle spese militari per raggiungere il 2% del nostro Pil ( circa 13 miliardi di euro oltre i 25 in bilancio 2022).

 

 

 

 

È possibile raggiungere risultati nella battaglia per il disarmo? Certo che sì!

È stata proficua la campagna internazionale contro le mine anti uomo

O quella a favore della legge italiana del 2019 per bloccare le forniture militari all’Arabia Saudita

E anche il Trattato delle Nazioni Unite per la non proliferazione delle armi nucleari entrato in vigore il 22 gennaio 2021

Il primo trattato internazionale legalmente vincolante per la completa proibizione delle armi nucleari

Al mondo ci sono 13 mila testate che potrebbero distruggere varie volte la nostra società

 

Il 27 ottobre 2016 una risoluzione all’ONU ha approvato il Trattato (l’Italia ha votato no), trattato che però doveva essere convalidato dall’Assemblea ONU, cosa avvenuta il 23 dicembre.

In questo caso l’Italia ha votato sì insieme alla maggioranza degli Stati; per errore, pare, ma questo non ha determinato nulla, a parte la brutta figura, perché i voti sono stati 113 Stati a favore, 35 contrari, 13 astenuti.

Il Trattato è entrato in vigore solo il 22 gennaio 2021, dopo la ratifica da parte dei parlamenti di 50 Stati.

In contemporanea in Italia nasce la campagna “ITALIA RIPENSACI” con l’obiettivo di coinvolgere il Governo ad un ripensamento e a mettere il tema degli armamenti nucleari in primo piano.

Altro obiettivo importante è quello di coordinarsi con i gruppi dei paesi la cui situazione è più simile alla nostra: il Belgio, la Germania e i Paesi Bassi, tutti paesi europei membri della Nato e che ospitano armi nucleari statunitensi sul proprio territorio.

Facciamo appello dunque a tutte le forze politiche e a tutti i cittadini e le cittadine che hanno a cuore il futuro dell’umanità: l’Italia cambi la propria posizione e contribuisca a rendere obsolete e inaccettabili le armi nucleari, riconvertendo le ingenti somme che ogni anno vengono spese per costruirle e mantenerle ad usi più utili per l’umanità come il contrasto al cambiamento climatico, alla pandemia, alla povertà.

Oggi si contano oltre 13.000 testate in tutto il mondo, di cui 2.000 mantenute in stato di massima allerta operativa, cioè pronte all’uso.

L87% degli italiani è favorevole all’adesione dell’Italia al TPNW e un rimarchevole 74% vuole inoltre che le testate nucleari statunitensi attualmente presenti in Italia vengano rimosse dal nostro territorio. Questa evidenza spinge anche la società civile italiana a lavorare “insieme agli/alle hibakusha – i sopravvissuti e le sopravvissute di Hiroshima e Nagasaki nonché tutte le persone che hanno subìto le conseguenze dei test nucleari per evitare luso futuro di queste armi mettendole al bando “con lobiettivo del loro smantellamento totale e la messa in atto di un sistema fondato su strumenti di verifica e controllo internazionali.

Sabato 22 gennaio Percorsi di pace era in piazza, di fianco alla Biblioteca a Casalecchio, con un banchetto per distribuire un volantino sull’argomento.

Le reazioni registrate sono state di sbigottimento, meraviglia, non conoscenza, solo due negative e anche violente; eppure una delibera dell’ONU che si occupa di armi nucleari dovrebbe essere di grande interesse.

Questo dimostra come le notizie che non producono denaro o prestigio, non passano e vengono filtrate solo quelle che, chi scrive o chi dirige la diffusione, vuole si sappiano.

 

Da dove viene la richiesta della Nato di spendere almeno il 2% del Pil per la difesa?

Il bilancio della Nato è oggi di circa 2,5 miliardi di euro coperti dai 30 Paesi membri in base al reddito nazionale di ciascuno. L’Italia versa oltre 200 milioni di euro come contributo diretto. Ci sono però i cosiddetti contributi indiretti che riguardano i casi in cui si mettano a disposizione le truppe dei singoli paesi che quindi gravano come spesa sul Paese stesso. Perchè tutti gli aderenti siano in grado di contribuire all’alleanza con mezzi propri la Nato ha deciso che gli Stati membri destinino alla difesa una cifra pari almeno al 2% del proprio Pil.

La scelta è resa pubblica per la prima volta nel 2006 come “decisione di lavorare a questo obiettivo”. Viene ribadita come scelta nel 2014 (quando la Russia si annette la Crimea), come obiettivo da raggiungere entro il 2024.

Nel 2014 solo Usa, Regno Unito e Grecia erano allineati alla richiesta, nel 2021 raggiungono la richiesta Polonia, Croazia e Romania, anche la Francia arriva al 2,01, mentre la Germania è sotto (1,5%) Italia, 1,4 e Spagna 1.

Tutti i governi italiani dal 2014 in poi hanno sottoscritto l’impegno: Renzi prima, Conte poi e infine Draghi ora.

La spesa militare in Italia è costantemente aumentata negli ultimi anni, nel 2014 spendevamo per la difesa l’1,1% del Pil nel 2021 la percentuale è arrivata a 1,4%

Per arrivare al 2% del Pil dovremmo aggiungere 13 miliardi di euro, secondo l’Osservatorio Milex, alle spese per la difesa che in questo 2022 toccano i 25 miliardi di euro circa.

 

Descrizione: https://retepacedisarmo.org/spese-militari/wp-content/uploads/sites/9/2021/12/meme-spese-militari-graph-2022-Milex-1024x576.jpg

 

Raffronto investimenti spesa sanitaria – percentuale sul Pil

 

 

Per approfondire Rete Italiana Pace e Disarmo


 

 

 

A PROPOSITO DI ARMI E SPESA MILITARE